Guerra di Jebel Akhdar | |
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Il forte di Nizwa bombardato dagli aerei d'attacco della Royal Air Force britannica durante la guerra di Jebel Akhdar. | |
Data | 10 ottobre 1954 - 30 gennaio 1959 |
Luogo | Sultanato di Mascate e Oman |
Casus belli | Supporto del sultanato dell'Oman nei confronti del Regno Unito |
Esito | Sconfitta dell'imamato di Oman Adozione delle risoluzioni 2073, 2238 e 2302 sulla "Questione dell'Oman" da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite |
Schieramenti | |
Effettivi | |
Perdite | |
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La guerra di Jebel Akhdar[1][3] o la guerra di Oman[4] (in arabo: حرب الجبل الأخضر, romanizzato: Ḥarb al-Jebel el-ʾAkhḍar, traduzione letterale: guerra della montagna verde o in arabo: حرب عمان, romanizzato: Ḥarb ʻumān), nota anche come ribellione di Jebel Akhdar,[5] scoppiò nel 1954 e di nuovo nel 1957 in Oman e vide contrapposti gli omaniti dell'imamato di Oman, guidati dal loro imam, Ghalib Alhinai, e il sultanato di Mascate e Oman, guidato dal sultano Sa'id bin Taymur.
I primi erano contrari ai piani di occupazione del sultano, sostenuti dal governo britannico, di accedere ai pozzi di petrolio nelle terre interne dell'Oman.[2][6][7][8] Il sultano Sa'id ricevette finanziamenti diretti per raccogliere una forza armata per occupare l'imamato di Oman dall'Iraq Petroleum Company (IPC),[2][6][9] un consorzio di compagnie petrolifere che era principalmente di proprietà delle attuali Royal Dutch Shell, Total, ExxonMobil e British Petroleum (BP);[10] quest'ultima era di proprietà del governo britannico.[11] L'imamato fu infine sostenuto da alcuni stati arabi. La guerra durò fino al 1959, quando le forze armate britanniche decisero di intraprendere interventi diretti usando attacchi aerei e di terra contro l'imamato, portando il sultanato alla vittoria.[1][7][12][13][14]
Le dichiarazioni firmate dai sultani di per consultare il governo britannico su tutte le questioni importanti,[15] i trattati commerciali ineguali firmati dalle due parti a favore degli interessi britannici[16][17][18] e il vasto controllo sui ministeri di governo del sultanato, compresi la difesa e gli affari esteri, esercitato dagli inglesi trasformò il sultanato in una colonia britannica di fatto.[6][19][20] La dichiarazione della presunta indipendenza del sultanato (interna ed estera)[21] da parte del Regno Unito, non era nient'altro che una mera illusione creata appositamente dal governo coloniale britannico soltanto per mascherare il fatto che il regime fantoccio del sultano fosse una colonia britannica di fatto.[22] L'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la risoluzione "Questione dell'Oman" nel 1965, nel 1966 e di nuovo nel 1967, che invitava il governo britannico a cessare ogni azione repressiva contro i locali, a porre fine al controllo britannico sull'Oman e riaffermò l'inalienabile diritto del popolo omanita all'autodeterminazione e all'indipendenza.[20][23][24][25][26][27]
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